La Grecia è stata la culla di un’antica civiltà, madre della democrazia, delle arti, della filosofia e di tante altre arti e restiamo tutti ammaliati da tanta ricchezza ancora oggi presente nel suo territorio e nei suoi musei ma se non vogliamo affrontare un lungo viaggio verso questa meravigliosa nazione, perché non venire in Basilicata e fare un salto nella “Grecia lucana”?
A meno di 40 minuti di auto da Matera, che come è noto è terza città più antica al mondo ancora oggi abitata, facendo un salto temporale di qualche migliaio di anni in avanti si arriva su quella che è stata definita La Costa degli Dèi, si perché qui popolazioni di origine greca secoli fa, chi seguendo le predizioni dell’oracolo di Delfi, chi sfuggendo a guerre e persecuzioni, chi in cerca di fortuna e fama con la tipica, arrivarono con le loro navi lasciando per sempre la loro Madre Patria Grecia per colonizzare nuove terre e fondare nuove città.
Entrambi questi borghi, apparentemente anonimi e moderni, si sono sviluppati soprattutto a partire dagli anni ’50 del secolo scorso con il risanamento dovuto alla riforma agraria ed alla bonifica delle paludi costiere, piene di malaria e pericoli.
D’estate sono mete ambitissime per il turismo balneare e pullulano di turisti e strutture ricettive ma, andando oltre le meravigliose spiagge (tra l’altro spesso premiate come Bandiera Blu) scoprirete entrambi sono un inestimabile scrigno di testimonianze che basta semplicemente aprire senza nessuno sforzo per riportare in vita la civiltà greca con i suoi usi e costumi al pari di tante altre realtà del sud Italia spesso più conosciute e pubblicizzate come Paestum o la Valle dei Templi.
Pur essendo state colonie indipendenti e con storie e tradizioni a volte diverse, entrambe le colonie avevano gli stessi dèi, la stessa lingua, condividevano lo stesso territorio ed all’occorrenza erano perfette alleate contro le popolazioni nemiche che ne minacciavano l’incolumità.
Infatti Policoro fu fondata da coloni provenienti da Colofone (nell’odierna Turchia) nel VII secolo a. C. per sfuggire alla tirannia del re Gige, mentre i coloni di Metaponto provenivano dall’Acaia a nord del Peloponneso.
Gli studiosi datano la fondazione di Metaponto nel 630 a. C., anche se altri propendono a circa un secolo prima. Avendo a disposizione diversi fiumi ed utilizzandoli come “autostrade” per esplorare l’entroterra e fare commerci con gli indigeni, i coloni iniziarono a costruire i loro centri abitati arricchendoli presto di importanti e numerosi edifici pubblici sull’esempio delle città che ancora oggi ammiriamo nella Grecia come Delfi, Corinto, Atene, ecc.
Basta visitare la zona archeologica dove gli scavi hanno riportato alla luce i resti dell’Agorà in cui spicca l’imponente Ekklesiastèrion (l’antico teatro) ancora oggi utilizzato in estate per spettacoli, così come l’adiacente zona sacra in cui spiccano i resti di ben 4 templi monumentali con i loro colonnati in stile dorico e ionico.
Consiglio di chiudere gli occhi per un po’ e vi sembrerà di passeggiare presso l’Aeropago ed il Partenone della più nota Atene assieme agli antichi filosofi. Si, perché è vero che qui Aristotele o Socrate non ci abbiano mai messo piede ma un grande maestro e filosofo, nonché matematico e intellettuale al loro pari qui c’è stato ed ha insegnato: parliamo di Pitagora che qui vi ha insegnato fondando una scuola che ha reso Metaponto in passato una città gloriosa
Questa gloria la si respira anche visitando l’unico dei vari templi extraurbani ancora presenti, a circa 5 km dalla zona archeologica, ovvero il Tempio di Hera, la famosa compagna di Zeus e protettrice dei confini nella mitologia greca. Infatti questo imponente tempio in stile dorico era il confine Nord-Est della colonia.
La leggenda dice che il Tempio di Hera sia addirittura stata la tomba del grande Pitagora ma, a prescindere da ciò, una visita alle 15 imponenti colonne restanti (delle originali 32) è d’obbligo per potersi fondere nel silenzio e nella bellezza della natura del posto.
Il tempio, datato 530 a.C., è uno dei pochi templi del Sud Italia sopravvissuti ai secoli di intemperie e conquiste di vari popoli. Infatti bisogna spostarsi fino a Paestum o andare in Sicilia per vederne altri.
Anche se non siete appassionati di archeologia, non si può visitare Metaponto senza fare un salto al Museo Archeologico Nazionale. Questo museo, a misura d’uomo, è un vero e proprio scrigno pieno di reperti degni dei più grandi musei internazionali e vi farà rivivere le antiche atmosfere greche attraverso la vista di meravigliosi vasi in ceramica dipinta, gioielli elaborati che sembrano essere usciti dalle moderne botteghe orafe, oggetti di uso quotidiano e non che vi faranno scoprire come i Greci, amanti della letteratura, della filosofia, dell’arte, del buon cibo e del vino, inventori della democrazia e di tante arti, sono ancora presenti nel nostro DNA e nel nostro moderno quotidiano.
E se avete viaggiato per il mondo e siete nei grandi Musei come il Louvre, il British o il Museo Archeologico di Napoli, vi verrà sicuramente in mente il nome di Metaponto perché questi grandi musei possiedono molti reperti provenienti da questa zona.
Lo stesso dicasi per Policoro, dove il Museo, più grande ed articolato di quello di Metaponto, in maniera complementare a quest’ultimo racchiude moltissimi reperti relativi all’antica Siris, fondata nel VII sec. a. C., quindi distrutta e poi rifondata tra il 433 ed il 432 a.C. come colonia spartana da parte di Taranto.
Il Museo di Policoro ospita una ricca sezione dedicata agli Enotri, il popolo dell’immediato entroterra lucano, le cui aristocrazie, affascinate dalla cultura greca, diventarono i destinatari principali della cultura greca e dei loro manufatti. La storia dei greci termina con l’arrivo dei Romani che, a partire dal III sec. a. C. minacciano la floridità greca fino a quando questa scompare a partire dal I secolo d. C., per ricomparire nel secolo scorso con gli scavi archeologici e con la valorizzazione dei luoghi.
E dopo essersi immersi in tanta cultura non resta che immergersi nel mare dai bassi fondali, mare in cui i coloni approdarono dopo giorni di navigazione ringraziando i loro dèi di averli fatti arrivare sani e salvi: d’obbligo è una passeggiata e (da maggio ad ottobre) un bagno rinfrescante in quella che è stata definita la “Spiaggia degli Dèi”, meta estiva adatta alle famiglie con bambini piccoli ma anche agli amanti della tranquillità che possono scegliere le spiagge attrezzate o le numerose spiagge libere.
Testo: Silvio Scocuzza
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